Studio sul Simposio di Platone
Studio sul Simposio di Platone
A proposito di questo spettacolo
Andrea De Rosa, regista napoletano formatosi a fianco di Mario Martone, inizia la sua collaborazione con Emilia Romagna Teatro Fondazione nel 2007 firmando la regia di Molly Sweeney di Brian Friel, interpretato da Umberto Orsini, Valentina Sperlì e Leonardo Capuano. Nell’autunno 2012, dopo aver diretto un lungo laboratorio con i giovani attori del Cantiere delle Arti, ha messo in scena con loro uno Studio sul Simposio di Platone.
ll Simposio, forse il dialogo più conosciuto di Platone, racconta di un convivio organizzato dal poeta Agatone per festeggiare la sua vittoria alla gara poetica delle Grandi Dionisie. Al banchetto prendono parte alcuni amici del poeta – tra i quali Fedro, Aristofane e Socrate – che sono espressione delle varie forme artistico-culturali dell’Atene del V sec.a.C: personaggi quindi, ma al tempo stesso maschere che esprimono correnti di pensiero dell’epoca. Ognuno di loro pronuncia un elogio in onore del dio Eros; si susseguono così una serie monologhi che culminano nel discorso di Socrate.
Il tema del Simposio è quindi l’Amore, inteso come divinità e come passione, passione indagata nella sua accezione assoluta, eterosessuale ed omosessuale: ne traspare una visione profonda ed elaborata, ricca di sfaccettature e significati.
Note
Il Simposio di Platone non smette di porci domande. Ci siamo ritrovati, come sempre quando si è di fronte a un capolavoro, letteralmente sommersi da un fiume vorticoso di domande. Ciascuna ne alimentava un’altra e mentre alcune trovavano una sistemazione, grazie ai tanti filosofi che si sono confrontati con questo testo, per tante di esse non riuscivamo a trovare nessuna risposta che non fosse parziale o arbitraria; abbiamo allora deciso di rinunciare fin da subito a un’idea di messa in scena pura e semplice del testo, scegliendo invece di lasciarci trascinare dalla tumultuosa corrente di domande che ogni discorso sull’Amore inevitabilmente suscita, anche quando essa ci conduceva per territori apparentemente molto distanti dalla filosofia e da Platone. Seguendo questa scia si è venuta componendo davanti ai nostri occhi una disordinata – non sistematica – conflittuale galassia di voci che gravitano tutte intorno alla stessa questione. Dalla voce di Pasolini, a quella di una canzone rock, passando per Jacques Lacan, Carmelo Bene, Jean Paul Sartre e altre grandi voci del Novecento, abbiamo deciso di lasciare intatta nella sua irrisolutezza la questione che ci sembra centrale nel testo di Platone: perché non siamo uno? Ovvero perché ci manca sempre qualcosa e perché siamo sempre spinti o costretti a colmare questo vuoto? Se è vero, come diceva Heidegger, che siamo entrati nell’epoca delle immagini del mondo, nell’epoca in cui le immagini del mondo si sono sostituite al mondo vero e proprio, allora la nostra si potrebbe definire anche come l’era del porno? Un’epoca in cui il consumo quotidiano di immagini, senza limiti di tempo e di spazio, assolve oggi al compito di colmare quel vuoto? Nell’era in cui le immagini sono disponibili e fruibili a livello planetario, Eros è forse morto definitivamente? Ma anche questa, in fondo, è soltanto una congettura, un’ipotesi, una domanda.
Federico Bellini, Andrea De Rosa
Perché il Simposio? La natura teatrale dei dialoghi platonici, soprattutto nel Simposio, è certamente una sfida interessante. Come pensa di affrontarla?
Il Simposio è forse una delle opere di Platone che meglio si presta alla teatralizzazione. Basti pensare al fatto che la discussione su Eros avviene nella casa di un drammaturgo, Agatone; non è un dato secondario, come non è casuale che l’encomio ad Eros più celebre, almeno quello che oggi ricordiamo meglio, sia affidato ad Aristofane. Il legame che il testo ha con il teatro è quindi molto stretto, anche per quanto riguarda la sua struttura narrativa, come testimonia , ad esempio, l’arrivo improvviso di Alcibiade, ubriaco, che è un vero e proprio colpo di scena, l’evento che scardina il racconto. Soprattutto, affrontare il Simposio ti costringe ad interrogarti sull’argomento che i personaggi stessi mettono al centro della propria indagine, ovvero Eros, un concetto ancora oggi non semplice da definire. Quasi certamente ci allontaneremo, nell’affrontarlo, dalla definizione usuale di “amore platonico”, che tende a sminuire o allontanare la potenza, vitale e distruttiva, di Eros.
Lavorare con attori in formazione su un testo centrale della tradizione filosofica dell’Occidente…che cosa significa per lei e per gli attori?
Lavorare con dei giovani attori è un’occasione straordinaria; sei costretto ad azzerare tutto quanto hai pensato e creduto non soltanto rispetto al Simposio, ma ad Eros stesso, anche per una questione generazionale. Ovviamente potranno perdersi alcuni contenuti del testo di riferimento, ma dovrebbe essere garantita maggiormente l’onestà dell’indagine. In ogni caso, di fronte ad una delle opere capitali del pensiero, non si può fare altro che mettersi in ascolto, cercando di portare il proprio contributo alla comprensione e alla realizzazione teatrale dell’opera.
Cosa accade quando il teatro, attraverso gli attori, incarna la parola di filosofo, quando la filosofia si fa parola viva?
La parola filosofica non è sempre e soltanto un’astrazione. Quando la si incarna, in questo caso con la recitazione, appare chiaro che il rapporto con il corpo di chi parla è inscindibile. Nel caso della rappresentazione del Simposio, ponendo Eros come oggetto di discussione, è il corpo stesso dell’attore ad essere messo in gioco. Se si parla di amore, o di sesso, non ci si può nascondere, soprattutto se, seguendo Platone, il fine del discorso è la ricerca della verità o, nel nostro caso, la ricerca di un’interpretazione condivisa del testo.
da un’intervista a Andrea De Rosa
Dati artistici
direttore tecnico Robert John Resteghini
tecnico Vincenzo De Angelis
fonico Massimo Carozzi
si ringraziano Michela Lucenti, Pasquale Mari, Hubert Westkemper, Andrea Ropes maestro shibari
produzione Emilia Romagna Teatro Fondazione
foto di scena Futura Tittaferrante