I partecipanti - Teorie e pratiche di nuove forme di scrittura teatrale
Anita Barbi
Dopo essermi diplomata al Liceo Classico ero convinta di voler insegnare latino e greco. Così mi sono iscritta a Lettere Antiche. Fuori da ogni programma è arrivato l’incontro con il teatro, che, prima della parola, mi ha riportata al corpo, facendomi esperire una libertà bambina dimenticata.
Per indagare la dimensione corporea mi sono avvicinata al teatrodanza, incontrando luci imprescindibili come Giorgio Rossi, Raffaella Giordano e Julie Anne Stanzak. Ma la parola era sempre lì che pulsava, desiderosa di essere accolta dal gesto, agita nello spazio e custodita in una dimora scritta. Questa pulsazione ha trovato una forma grazie all’incontro con Marta dalla Via e con Gloria Giacopini:
entrambe mi hanno fatto sbirciare e sperimentare scintille del loro processo creativo, che mi affascina e mi risuona per il suo essere comico, autentico e necessario. A suggello di questa fascinazione è arrivato Tiziano Scarpa, che, con empatico acume, mi ha rivelato il divertito piacere insito nella scrittura, lo stesso piacere che trovo nel movimento. E così sono approdata a questo corso, con il desiderio di studiare l’arte della drammaturgia, arte dello sguardo immaginifico e dell’ascolto riverberante.
Francesco Cecchi Aglietti
Francesco nasce nel 1992 in Piazza Indipendenza, a Firenze; ariete, ascendente vergine, Luna in bilancia, lascia il grembo materno il 15 del mese più crudele, alle 15.15: manco a dirlo, il 15 diventa il suo numero fortunato; fattore mai comprovato.
Dopo uno sventurato liceo classico e l’infelice scelta di iscriversi alla Facoltà di Medicina, scopre il cinema e si trasferisce al DAMS di Bologna. Negli anni universitari segue la realizzazione di vari cortometraggi in qualità di assistente alla regia o alla produzione e scrive recensioni per testate online, in occasione del Festival Internazionale del Film di Roma; segue inoltre una masterclass di critica, tenuta da Roy Menarini, presso la Cineteca di Bologna. Nel gennaio 2016, la scoperta del teatro si rivela epifanica: nonostante l’assoluto predominio del cinema nel piano di studi, si laura con il Professor Guccini con tesi in Drammaturgia dal titolo “Die Hamletmaschine: un tragico postdrammatico”, in seguito pubblicata dalla webzine Theatron 2.0.
Nel frattempo, la formazione scenica si dirama sotto la guida di Ivonne Capece, Antonio Rezza e Flavia Mastrella, Federico Bellini, Nicole Kehrberger, Francesca Pennini & CollettivO CineticO, Kinkaleri, Lisandro Rodriguez.
Nel 2018 viene premiato come miglior attore al XVI International Theater Festival Pro Contra di Stettino, in Polonia, con lo spettacolo “Denise”, scritto diretto e interpretato in collaborazione con Aleksandra Kudaj. Nel 2019 prende parte, nel ruolo di protagonista, al secondo lungometraggio del regista Massimo Alì Mohammad, di prossima uscita. Nel 2020, il suo progetto “Sullo stato di ibernazione” viene selezionato da Antonio Latella al bando Biennale – Registi under30. Nel 2021, in occasione del nuovo bando Biennale – Registi under35 indetto da Ricci/Forte, arriva nuovamente in seconda fase con il progetto “Pandemonia: City of Old Emperors”.
Nell’ambito del progetto “Scrivere in residenza”, con il sostegno dell’Archivio Storico delle Arti Contemporanee de La Biennale di Venezia, pubblica il saggio “La maschera della rivoluzione di Heiner Müller: la morte del personaggio”
Virginia Cimmino
Non so stare ferma. Ho letto da molte parti che la noia è produttiva e benefica, allora ogni tanto mi impongo di perdermi nel tempo ma con scarsi risultati: mi ritrovo piuttosto a pensare a cosa farò nelle future mie vite – la prossima osteopata, poi stilista, poi di nuovo attrice come in questa, poi chissà… Il rifiuto del divano mi ha portata, pochi giorni dopo la fine della Scuola di Teatro di Bologna Galante Garrone, a discutere la mia tesi di laurea triennale in Lettere a Ferrara. Una faticaccia, ma per il teatro si fa questo e altro… e poi sono solo all’inizio.
Ho ventitré anni, sono emigrata da Taranto appena terminato il liceo classico e mi vergogno di non saper parlare il mio dialetto. Quando ho
bisogno chiamo mio nonno: una volta, l’ho obbligato ad aiutarmi a scrivere una storia in dialetto, dopo quella esperienza ha paura delle mie chiamate.
Due dei miei libri preferiti sono i Diari di Sylvia Plath e Cattedrali di Carver. Piccoli disastri dispensatori di fiducia.
Ah, mi piace scrivere. Molto. Specialmente perché la mia me scrivente non corrisponde alla mia me vivente.
Ah, sono Virginia Cimmino.
Dario Fini
Dario Fini, fiorentino classe ’91. Porta ostinatamente avanti due grandi passioni: il teatro e lo studio. Terminati gli studi classici, si diploma nel 2015 come attore presso l’accademia teatrale dell’INDA, prendendo parte ad alcune produzioni presso il Teatro Greco di Siracusa. Ben presto abbandona l’interesse per la recitazione per avvicinarsi alla regia e alla drammaturgia. Partecipa a workshop con autori, registi e pedagoghi tra cui: Anatolij Vasiliev, Michele De Vita Conti, Cesar Brie, Michele Santeramo, Letizia Russo, Davide Carnevali. Si laurea presso la facoltà di Lingue, letterature e studi interculturali nel 2018, curriculum Studi bilaterali italo-tedeschi (laurea a doppio titolo) presso l’Università di Firenze e Bonn.
In Germania lavora come assistente alla regia in una produzione dello Stadttheater Bonn. Tornato in Italia ottiene una borsa di studio presso l’Università di Bologna dove porta a termine il master di primo livello in Imprenditoria dello spettacolo dal vivo, svolgendo anche un tirocinio in ambito organizzativo a Cascina presso La Città del Teatro – Fondazione Sipario Toscana onlus. Il suo testo “Christmas Island” è arrivato finalista al bando PubblicAzioni di Teatro i di Milano. È membro e cofondatore della compagnia Sachte Sachte di base a Firenze.
Inés García-Pertierra García
Mi hanno chiesto chi sono e mi hanno detto di scrivere. Io li ho ascoltati e mi sono seduta a scrivere. Per qualche motivo, questa domanda non mi blocca più: devo solo scegliere chi sono in questo momento.
Sento il rumore del cantiere a casa del vicino (un vicino che non è il mio, in una casa che non è la mia, in una città che non è la mia, mi viene in mente che magari non ho mai avuto e non avrò mai un posto mio e che devo essere, in realtà, senza patria, se non altro perchè mio padre è andato via di casa molto tempo fa) e penso a tutte le volte che mi sono inventata.
Esattamente come sto facendo ora.
Mi sono inventata quella volta quando, alla fine delle superiori, sono andata a fare una laurea in teatro, come se fosse un sogno per me, come se io avessi
già visto il teatro. Mi sono inventata a Girona, Barcelona, Ghent, Madrid e in tutte quelle città dove ho abitato e ho giocato (e ancora gioco) ad essere un’altra persona, una che a me si assomiglia un po’ di più.
Mi sono anche inventata tutte quelle volte (1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9, 10…) che mi sono tagliata i capelli in modi diversi, oppure le volte (1,2,3,4,5,6,7,8,9,10…) in cui ho sorriso, in cui mi sono scusata (scusa, scusa, scusa…). Così mi rendo conto che, se provo a contare tutte le volte che mi sono inventata, quando le dita della mano si esauriscono, mi perdo e non riesco più a pensare.
Forse non m’invento, ma sono io -penso, mentre i rumori del cantiere continuano-; oppure sta volta è sempre lo stesso inventarsi, ora che sono venuta qua, ora che sto scrivendo, ora che mi scrivo in una lingua che (da brava apolide che sono) non è mia. E non la so. Ma ci provo. Comunque, va bene così -penso-, non è che io sappia scrivere in un’altra lingua.
Francesca Lepiane
Vengo da Milano. Grigia.
Mi sono trasferita a Bologna. Rossa.
Il mio colore preferito è Arancione,
ma vesto sempre di Nero.
Sono nata con gli occhi Azzurri
e la pelle Bianca.
Non sono nessun colore,
ma vorrei esserli tutti.
Un camaleonte.
Che assorbe.
Perché ho fame.
Di cose.
Sempre.
Dino Lopardo
Si forma come attore presso l’Accademia d’Arte Drammatica di Roma. Contemporaneamente si laurea con una tesi in teorie e tecniche del linguaggio radio-televisivo. Nel 2015 si specializza in sceneggiatura televisiva/cinematografica e drammaturgia presso l’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica Silvio d’Amico. Come autore scrive l’atto unico Trapanaterra vincitore del bando cura 2017 e ATTESA miglior drammaturgia al festival Indivenire 2018 di Roma. Successivamente ne cura la messa in scena e vince come miglior regia al Roma Fringe Festival 2018. Autore del lungometraggio Batacatash, premio SIAE. Nel 2019 scrive e cura la regia dello spettacolo ION premiato come miglior regia al festival nazionale INdivenire di Roma.
Scrive e realizza il video NessunoEscluso per Amnesty International. Nel 2020 Scrive e dirige il cortometraggio PARTECIPARE.
Nel cinema prende parte al film “basilicata Coast to Coast” di Rocco Papaleo; “Hai paura del buio” di Massimo Coppola; “Una domenica notte” di Giuseppe Marco Albano; “Passannante” regia Ninì Mastroberti; “Il più bel giorno della mia vita” di Dino Santoro; “Alice e il paese che si meraviglia” di Giulia Grandinetti. “Cuore Affamato” di Domenico Colangelo. Come assistente alla regia lavora con Alvaro Piccardi al Teatro Quirinetta di Roma per lo spettacolo “Il codice di Perelà”.
Giulia Mento
Giulia Mento è una drammaturga e sceneggiatrice bolognese. Si è laureata al DAMS di Bologna e successivamente ha conseguito il Master in Drammaturgia e Sceneggiatura all’ANAD Silvio D’Amico di Roma. Prima della laurea collaborato con il Teatro dell’Argine di San Lazzaro di Savena e i Cantieri Meticci di Bologna, tenendo anche laboratori teatrali per migranti. Successivamente ha collaborato con La Compagnia La Casa D’Argilla di Roma, l’associazione Teatro Sì Grazie di Martina Franca (TA), il Teatro delle Forche di Massafra (TA) e l’Accademia dei Filodrammatici di Milano. Attualmente è iscritta alla facoltà di Discipline della Musica e del Teatro all’Alma Mater Studiorum di Bologna, lavora da freelance e tiene corsi di scrittura creativa.
Stefano Moretti
Piemontese felicemente residente in Emilia, ho studiato come attore con Luca Ronconi alla scuola del Piccolo Teatro di Milano, incontrando nel mio percorso maestri come Marcel Marceau, Judith Malina, ricci/forte, Sergio Blanco, Michele Abbondanza e Maria Consagra. Ho lavorato con diversi registi, tra i quali Luca Ronconi, Gianfranco De Bosio, Matthew Lenton, Robert Carsen e Franco Branciaroli. Seguendo il precetto gucciniano per cui “un laureato conta più di un cantante” e di conseguenza ancor più di un attore, ho studiato Lettere all’Università di Genova, appassionandomi al punto da prendere un dottorato in Letterature Comparate all’Università di Torino.
Nel 2015 ho contribuito alla creazione a Bologna del collettivo Saveria Project, che si dedica alla messa in scena di drammaturgia contemporanea e creazioni originali. Sono tornato sui banchi di scuola proprio perché la scrittura e le nuove forme di narrazione scenica sono il fulcro della nostra attuale ricerca.
Lea Paiella
Si laurea nel 2021 in Arti e Scienze dello Spettacolo all’Università “La Sapienza”. Durante gli anni di studio universitario prende parte a laboratori di creazione scenica e drammaturgica tenuti da Fortebraccio Teatro, Julian Hetzel e Miguel Angel Melgares, RezzaMastrella e Giacomo Pedini. Fonda nel 2018 il collettivo artistico Mousai Project, nato per agire sul territorio di Ostia culturalmente, artisticamente e politicamente.
Crede che il teatro sia una forma di rivoluzione in una società che sprona all’individualismo e alla diffidenza – la drammaturgia è un lavoro collettivo – la compagnia teatrale è una microsocietà basata sulla collaborazione – la recitazione è educazione all’empatia – la
messinscena è “fame di vita” – il pubblico è co-creatore.
Coltiva un pensiero non-binario e non-disciplinare. Ma soprattutto: non avere paura del tuo mostro.
Andrea Pelliccia
Nato ad Avellino (19/08/1991), residente in provincia di Napoli, lavora per la scena dalle elementari grazie a docenti illuminati.
Dopo la scuola dell’obbligo si iscrive al dipartimento di scienze umanistiche a La Sapienza di Roma e si laurea nel 2014 in Letteratura tedesca, col Professor Mauro Ponzi, con una tesi su Fassbinder e Pasolini. Nel 2017 si laurea in Drammaturgia presso l’Università di Torino col professor Antonio Pizzo, con una tesi su Annibale Ruccello. Frequenta per un anno la scuola Teatro Azione di Roma, diretta da Isabella del Bianco, tra i docenti Valentino Villa e Vincent Riotta. Poi prende la strada della regia e della drammaturgia. Ha collaborato da assistente alla regia con Fabrizio Arcuri, Felice Panico, Mariano
Lamberti, Carlo Geltrude. Ha studiato drammaturgia al Nuovo Teatro Sanità con Mario Gelardi ed Helena Tornero. Nell’estate del 2021, grazie al Teatro Pubblico Pugliese, partecipa ad un workshop intensivo con Rafael Spregelburd sulla drammaturgia per immagini.
Emanuele Regi
Emanuele Regi
Data: 28/10/1996
Nascita: Perugia
Sede di vita attuale: Modena
Qualifica: Laurea Magistrale in musica e teatro (Università di Bologna)
Da piccolo mi travestivo sempre da maghetto, adoravo l’idea di poter agire sulla realtà con formule verbali o alterarla indossando solo un mantello e un cappello a punta. Purtroppo ciò non è bastato a ricevere una lettera d’ammissione per una scuola di magia.
Però ho scelto il teatro. Qui ho ritrovato quel potere di alterare gli elementi e le cose attraverso il corpo, la luce, la voce e lo spazio. La consapevolezza
estrema che tutto si regge sulla formula magica del “funziona”, più potente di qualsiasi “abracadabra”.
Se il motore di tutto è stata una puerile fascinazione, poi sono venuti gli studi e il lavoro. Nella mia saccoccia ho inserito esperienze di formazione come attore e critico, ricerca accademica e di collaborazione registica e drammaturgica in corsi di teatro.
Ora Iolanda Gazzerro. Chissà che non sia questa la vera scuola di magia.
Francesca Miranda Rossi
– Alice ma tu ogni tanto impari qualcosa dalle tue esperienze passate o cosa?
– Cosa.
Sono nata a Bologna il 27 Agosto 1997, in concomitanza con l’ultimo passaggio a LABLAKM dalla terra della cometa Halley; e questo lieto pronostico celeste mi preparò fin da subito ad una vita di grandi ambizioni.
A 5 anni sognavo di diventare ingegnere aerospaziale; a 10 decido che piuttosto sarei diventata il Mahatma Gandhi.
Poi, nell’ordine: architetto, farmacista, neuroscienziata, insegnante, biotecnologa, neuroscienziata ancora.
A 18 anni giunsi a un bivio sulla strada e vidi lo Stregatto sull’albero. Visto che, come si è detto, raramente imparavo dagli errori, io mi fermai a pensare.
Che strada devo prendere? gli chiesi
Dove vuoi andare, mi chiese, Non lo so, risposi.
Allora – disse saggiamente lo Stregatto – non ha importanza.
Così, malauguratamente, finii che caddi a testa in su nel buco nero del teatro.
Poco più tardi, giunta ad un altro bivio sulla strada, chiesi a un coniglio col panciotto che senso avesse il mondo.
Nessuno, mi rispose.
Ma allora, dissi, chi ci impedisce di inventarne uno?