I partecipanti
Sem Bonventre
Lo caratterizza essenzialmente un’intensa emotività e costanti tentativi di ottenere attenzione, approvazione e sostegno dagli altri, mediante comportamenti celatamente o apertamente “seduttivi”.
Oltre allo stile interpersonale drammatico, lo contraddistinguono l’impressionabilità, la tendenza alla somatizzazione e la ricerca della novità.
Il richiamare l’attenzione su di sé avviene attraverso comportamenti teatrali: esagerazioni di episodi di vita, invenzione di storie, descrizioni drammatiche, del proprio stato fisico ed emotivo, e componenti provocatori; istigazioni.
Il corpo può essere usato per attirare l’attenzione altrui divenendo non solo seduttivo, ma anche “ammalato”. La focalizzazione sull’approvazione altrui, piuttosto che sulle proprie esperienze interne, determina la propensione a considerare sé stessi solo in funzione degli altri e, dunque, a sperimentare uno scarso senso di identità personale.
Altra caratteristica distintiva è l’espressione emotiva drammatica, superficiale e non. Presenta manifestazioni emotive intense e plateali (piangere in modo incontrollabile per un evento di scarso rilievo, abbracciare con trasporto persone conosciute da poco) che si accendono e spengono in modo rapido e che non sembrano vissute in profondità.
In particolare, lo stile di comunicazione presenta accentuata gestualità e mimica facciale. Impressionistico e privo di dettagli: può esprimere opinioni in modo convincente, ma le sottostanti ragioni spesso risultano prive di dati e di dettagli che le supportano. Ha difficoltà a raggiungere un’autentica intimità emotiva con le persone con cui si relaziona. Intollerante alla frustrazione ed esposto alla noia, ricerca gratificazioni immediate dei propri bisogni. Frequentemente ricerca complimenti per l’aspetto ed è facilmente ed eccessivamente turbato da un commento critico su di esso.
Letizia Bosi
Fatti sparsi su Letizia Bosi, 12/10/1993, Milano.
Nasce decisamente troppo alta. Padre, molto contento. Madre con ventitré ore di travaglio alle spalle, un po’ meno.
Bambina vivace, inizia fin da subito a elaborare modi creativi per disturbare la quiete condominiale. Li trova.
Complici i nonni musicisti, inizia a studiare pianoforte, chitarra e canto. Studia anche un po’ di danza, ma giusto per non escludere gli inquilini di sotto.
Il mondo dell’arte l’affascina terribilmente. Negli anni delle elementari, i suoi passatempi preferiti sono: la lettura di qualsiasi libro le capiti tra le mani e, negli intervalli tra una lezione e l’altra, la tentata mise en espace di scene tratte dai film di Harry Potter con compagni di scuola purtroppo poco entusiasti della cosa.
Si amareggia. Decide che terrà da parte le sue velleità registiche per gli anni a venire.
Per rendersi la vita difficile, si iscrive al liceo scientifico bilingue.
Lingue: livello “daje tutta”. Matematica e fisica: livello “per te Miss Italia finisce qui”.
Fortunatamente ne esce incolume. L’arte, come sempre, aiuta.
Decide di aggiungere un’ulteriore lingua alla lista. Si iscrive a Scienze Linguistiche presso l’Università Cattolica di Milano.
Negli stessi anni inizia il suo percorso teatrale, che la porta a prendere parte alla sua prima produzione professionale.
S’innamora definitivamente della recitazione e capisce che non c’è più tempo da perdere: dà in una sola sessione tutti i restanti esami e si laurea con una tesi in Storia e linguaggi del cinema internazionale.
Il suo relatore le chiede: e ora? Lei risponde: “andiamo in Accademia, Beppe!”
Fa le selezioni per la Scuola Iolanda Gazzerro di Modena e viene ammessa. Si diverte. Si mette in discussione. Scopre cose nuove. Scopre nuove crisi.
Non ha ancora capito se voglia stare soltanto sul palco o anche in altri punti del teatro.
Quello che sa è che se c’è un modo di cambiare il mondo, questo passa dall’arte. E lei è pronta.
Letizia Pia Cartolaro
“C’era una bambina che viveva in un’isola. A stare coi grandi si annoiava e poi le facevano paura. I ragazzi della sua età non le piacevano perché giocavano a fare i grandi e così stava sempre sola tra i cormorani, i gabbiani, i conigli selvatici. Aveva scoperto una piccola spiaggia lontano dal paese, dove il mare era trasparente e la sabbia rosa. Voleva bene a quel posto: la natura aveva dei colori così belli e niente faceva rumore. Andava via quando anche il sole se ne andava. Una mattina sul mare spuntò un veliero, le barche che passavano di lì erano diverse generalmente. Questo era un vero veliero, di quelli che hanno attraversato i mari e le tempeste di tutto il mondo e anche, chissà, fuori del mondo. Visto da lontano faceva uno splendido effetto, da vicino, invece, diventava misterioso, a bordo non si vedeva nessuno. Restò fermo pochi minuti, poi cominciò a virare e si allontanò silenziosamente, com’era venuto.
La bambina era abituata alle stranezze degli uomini e non si stupì, ma appena tornata a riva, ecco che…un mistero va bene, due sono troppi. Chi cantava? La spiaggia era deserta come sempre, eppure la voce era lì, ora vicina, ora lontana. A un certo momento le parve che venisse proprio dal mare. Una caletta tra le rocce, tante rocce che, non se n’era mai accorta, erano come di carne e la voce, in quel punto, era molto dolce.
-Ma chi era che cantava?
-Tutti cantavano. Tutti.”
Flavia Comi
Prima Pisa e poi Modena
ma più Roma
Cani ma anche gatti
ma più cani
Moto più che macchine
Carenate più che scarenate
Camminare più che correre
Guidare più che camminare
Mamma più che papà
Shakespeare Shakespeare Shakespeare
Grigio come la cenere più che giallo come il sole, raramente il contrario
La casa del sonno di Jonathan Coe
Disturbo da moto continuo
Anziani più che adolescenti
Stazioni e aeroporti
Aperol spritz ma più Gin tonic
Gin tonic con gin mare
Mare ma non spiaggia
Più montagna
Maglione più che bikini
Cose fragili, Neil Gaiman
Incenso
Male alle ossa
Nero più che colorato
Cachi
Mani che tremano
Disequilibrio più che equilibrio
Instabilità più che stabilità
Domande più che risposte
Interrogativi
Sul teatro
Sulla vita
Giovanni Di Capua
Giovanni Di Capua si interessa al teatro durante gli anni dell’Istituto Tecnico Industriale incontrando l’esperienza del Palio Teatrale Studentesco di Udine. Contemporaneamente inizia un percorso come cantautore esibendosi in concerti teatralizzati nei piccoli locali della città. Nel 2019 intraprende il corso professionalizzante della Scuola Iolanda Gazzerro di ERT (tuttora in corso). Per farcire la altrimenti magra bio di ogni ventiduenne che si rispetti, dunque, concluderò dicendo: “Con poca esperienza, ma con tanta voglia di fare, avanzate soft skills e conoscenza ottima del pacchetto Office”.
Chiara Emma
Nata un quarto di secolo fa (desideravo ardentemente dire “quarto di secolo”) in una cittadina con il nome di un’azione primordiale e bucolica, ma famosa per la mozzarella di bufala (è in Campania, non do altri indizi) e piena di scuole di danza, salgo su un palco per la prima volta a 5 anni, vestita da angioletto (era un saggio di danza, per essere didascalici). Durante il liceo classico mi innamoro di Siracusa e del suo teatro, ma ancora incapace di seguire il mio cuore mi iscrivo a design industriale (coerenza prima di tutto). A Milano tra mostre, fuorisalone ed eventi scopro anche il teatro vero, fatto di tanti spettacoli e professionisti e dopo vari laboratori amatoriali tanto per divertirsi, decido che pure io voglio fare spettacoli in quei teatri, da professionista. Inizio a fare laboratori più fighi, a Milano e poi a Udine e l’anno dopo approdo qui a ERT, pronta a iniziare questo percorso che dai sì si può dire: “è quello giusto!”.
Diamara Ferrero
28 novembre 1994, Cuneo – viva il Nebbiolo e il Castelmagno.
Liceo Classico, Cuneo – poi ti torna utile, è vero.
Laurea in Beni Culturali, Torino – viva i Rivoluzionari, abbasso Vasari.
Erasmus a Barcellona – lo hablo bien!
Fondamenti di pratiche attoriali, ERT 2019/2020
Allievo attore, ERT 2020/2021
Attore Internazionale, ERT 2021/2022
Dove trovarmi: in Cent’anni di solitudine, a mangiare la terra con Rebeca o in un quadro di Chagall a volare con le mucche.
Lorenzo Fochesato
Nasco a Roma il 27 agosto del ‘97.
Incontro il teatro nel 2011 al Teatro Argot Studio.
Dal 2013 inizio a frequentare l’associazione culturale Carrozzerie | n.o.t, fondata da Francesco Montagna e Maura Teofili.
Nel 2014 prendo parte al progetto di Biancofango “Romeo e Giulietta ovvero la perdita dei padri” co-prodotto con il Teatro di Roma.
A settembre 2019 inizio un percorso di studio presso la Scuola Iolanda Gazzerro di Ert, a Modena.
Spettatore compulsivo, mi innamoro del teatro dopo aver visto un primo studio de L’uomo nel diluvio, di Simone Amendola/Valerio Malorni.
Altri spettacoli del cuore sono Al Presente di Danio Manfredini, The Repetition di Milo Rau, Il cielo non è un fondale di Deflorian/Tagliarini, L’Abisso di Davide Enia.
Crescendo, diviso tra il GRA e la Via Emilia, ho
l’opportunità di incontrare e studiare con artisti come Daria Deflorian, Francesco Villano, Ambra D’Amico, Lisa Ferlazzo Natoli e Alessandro Ferroni de lacasadargilla, Michiel Soete, Federica Fracassi, Biancofango, Alessandro Sciarroni.
Ho quattro gatti, uno di loro, Gorbačëv, è sordo.
Davide Giabbani
Davide Giabbani, nato a Firenze nel 1995; folgorato dall’esperienza di un laboratorio a Witten sui Masnadieri di Schiller con Hans Ulrich Elder, non capisce più niente, forse per la pressoché inesistente conoscenza del tedesco, forse perché travolto da uno sconsiderato amore per il teatro e decide quindi di approfondire: dal 2017 frequenta laboratori e studi con César Brie, Eimuntas Nekrosius e Francesca Caprioli. Dal novembre 2019, inizia il percorso professionalizzante presso la Scuola di Teatro Iolanda Gazzerro – laboratorio permanente dell’attore con insegnanti come Federica Fracassi, Fausto Russo Alesi, Ambra D’Amico, Lisa Ferlazzo Natoli…
Ancora non ha capito.
Ma forse va bene così.
Federico Girelli
Federico Girelli. Nasco a Roma il 25 agosto del 2000. Ho vissuto e continuo a vivere, felice e non. Mi piace il teatro, ma non lo conosco, non mi piace aspettare e non so esattamente cosa scrivere su di me, difatti ho scritto le stesse cose, con qualcosa di diverso. Ho paura di morire e mi piace scherzare. Durante quest’anno i capelli e il malessere sono cresciuti ancora di più. All’anno prossimo. Forse.
Post scriptum “Meglio un pane oggi che un panificio domani” Oscar Wilde.
Carlotta Grimaldi
Nasco nel 1997 a Bra, in Piemonte ed erede di tradizioni locali e familiari, sono cresciuta e ho lavorato in ambiente enogastronomico, nelle Langhe, dove c’è tanto vino e tante nocciole. Mi sono diplomata al Liceo Linguistico. La mia primissima passione è stata la Danza, mi ha riempito i pomeriggi e le sere per diversi anni. Il Teatro è stato poi come scoprire una stanza nascosta dietro la libreria: l’ho conosciuto lì, a danza, e al Liceo, dove c’erano i gruppi pomeridiani. Mi sono divertita da matti e così ho deciso di continuare, a Torino, al Teatro Baretti. Poi… eccomi qua. Nonostante mi piaccia studiare e leggere, ho capito che sono piuttosto pratica come persona, forse è la campagna, laggiù abbiamo tutti le mani forti. Mi piace il bricolage per esempio, impazzisco quando trovo il modo di riciclare un oggetto o di costruirne uno nuovo. Mi piace il cibo, anche cucinarlo. E il vino, berlo. Mi piacciono le lunghe
passeggiate dove non ricordo più da dove sono partita. E poi mi piacciono tanto gli esseri umani, vorrei continuare a studiare Antropologia. Ma vedremo, vedremo. Intanto, viva la vida!
Jacopo Demetrio Massara
Chi sono io?
“Di ciò che posso essere io per me, non solo non potete saper nulla voi, ma nulla neppure io stesso”
Grazie Luigi Pirandello!
Uno, nessuno, centomila Jacopo
Flavio Pieralice
“Quando sei nato hanno fatto i fuochi d’artificio per tutta la città”. Era il 22 Aprile 1991. Peccato che il giorno prima, il 21 Aprile, era l’anniversario della nascita di Roma. Capisce dunque solo a dieci anni che era tutta una balla e cresce con l’inganno. Dopo il diploma i suoi genitori insistono perché studi recitazione ma il suo sogno fin da bambino è l’economia, le s.p.a. e le s.r.l. , a tal punto che si laurea nel 2015 in Economia e Direzione delle Imprese. Frequenta diversi laboratori teatrali sia all’università, tenuti da Ferdinando Ceriani e Carla Ferraro, sia dopo la laurea, con Giovanni Cordí e Alice Guidi. Dal 2016 per tre anni lavora un po’ qui e un po’ lì. Nel 2019 comincia il suo percorso presso la scuola Iolanda Gazzerro di ERT. Suona la chitarra (grazie Dio per aver mandato i Beatles), il pianoforte (grazie Dio per aver mandato Chopin), adora i cartoni animati (grazie Dio per averci inviato “La Spada nella Roccia” e “Coco”), adora i gatti (grazie Dio per i gatti obesi) e gli piacciono gli scacchi (grazie Dio per… vabbè).
Giorgio Ronco
Sono cresciuto a Riva presso Chieri. Mi piace abbastanza leggere, parecchio guardare i film, meno le serie TV, molto mangiare. Il mio piatto preferito penso sia la carbonara, ma vado a periodi. Ad esempio se un giorno ho già mangiato i pancakes a colazione, magari con la Nutella o ancora meglio lo sciroppo d’acero, è difficile io riesca ad apprezzare una carbonara a pranzo. Magari a cena sì se ho fatto attività che mi abbiano fatto smaltire il senso di pesantezza. Può aiutare in questo senso prendere il brioschi, o comunque qualcosa di effervescente che inserisco nell’acqua e bevo rapidamente. È difficile che la gente che mi ospita per la carbonara abbia il brioschi inteso come marca ufficiale, spesso ha le sottomarche e io guardo storto ma poi ne faccio ugualmente uso per poter dire che sono ancora appesantito perché sto bevendo acqua e sottomarca di Brioschi e non Brioschi.
Martina Sini
Se sapessi cosa bisogna scrivere sarebbe sicuramente più facile. si dice che la cosa più importante di una persona sia il suo nome, martina, martina sini. cosa questo dica di me ancora non lo so. so che sono nata il 10 ottobre 2001 sull’isola tiberina e che da allora Roma mi manca. so che non ho fratelli o sorelle ma animali in abbondanza per sopperire a questa mancanza. so che amo recitare da quando sono nata e che ogni volta che ho reincontrato il teatro l’ho fatto in modo diverso; gli ultimi 2 anni e qualcosa qui all’ERT. E ogni giorno capisco di capirci sempre meno. ma mi piace così. so anche che mangiare è bello, è un atto di amore. E che viaggiare è indispensabile, perché già il tempo è poco figuriamoci se dovessimo passarlo tutto nello stesso posto. e poi non so più niente, o meglio, molto poco, però non è un problema, lo scopriremo vivendo.
Giulia Sucapane
1994. Maggio. Abruzzo.
Frequenta il Liceo Classico A. Torlonia dove prende parte a due laboratori teatrali, con la Compagnia Lanciavicchio e con il Teatro dei Colori. Nel frattempo studia canto moderno e lirico con il M° Carla Polce. Consegue la laurea triennale presso il DAMS di Roma Tre con una tesi su Macbeth con il Prof. Raimondo Guarino, e nel 2019 completa la laurea magistrale con una tesi sul festival romano Short Theatre con i docenti Raimondo Guarino e Roberta Scaglione. Frequenta l’Atelier di Michele Monetta sul mimo corporeo di Decroux e sulla maschera, approfondendo la Commedia dell’Arte. Ammessa ad ERT nel 2019, lavora con Lisa Ferlazzo Natoli e Alessandro Ferroni, Federica Fracassi, Fausto Russo Alesi, Alessandro Sciarroni, Giorgina Pi, Ambra D’Amico. Pratica Scherma Storica (II grado tecnico). Elenco di cose che raccontano di lei in ordine sparso: fotografia, cinema, gatti, giochi da tavolo, gialli, pianoforte, Stephen Hawking, teatro, montagna, chitarra, armonica a bocca, cinema, The Beatles, arrosticini.
“Le onde, il flusso e il riflusso, questo andirivieni terribile, il rumore di tutti i venti, le oscurità e le trasparenze, le vegetazioni appartenenti all’abisso, la demagogia delle nubi in pieno uragano, le aquile in mezzo alla schiuma, il meraviglioso levarsi degli astri riflessi in non si sa quale misterioso tumulto da milioni di creste luminose […] le notti di tenebra solcate dai ruggiti, la furia, la frenesia, le bufere, le rocce, i naufragi, i marosi che si infrangono, i tuoni umani inframezzati al tuoni divini, il sangue nell’abisso; poi la grazia, la dolcezza, la festa, l’allegria di vele bianche, i pescherecci, i canti in mezzo al frastuono, i porti magnifici, i vapori della terra, le città all’orizzonte, l’azzurro profondo dell’acqua e del cielo […] tutto questo può stare dentro una mente e in tal caso la mente si chiama genio e avete Eschilo, […] avete Shakespeare e guardare queste anime o guardare l’oceano è la stessa cosa.”
Elena Veloci
Ho 22 anni, sono nata a Verona, città in cui cresco affezionandomici ma non sentendola mai del tutto la mia città. Sempre un po’ tra le nuvole, ho sognato di fare le cose più disparate. Ho frequentato il Liceo scientifico, volevo fare l’archeologa perché amavo scavare nella terra alla ricerca di tesori nascosti ma amavo anche la letteratura, mi appassionano i miti greci, mi piace l’arte e amo disegnare e dipingere. Ho fatto danza classica e moderna, ho sperimentato la batteria ed ho fatto corsi di canto. Il corso di teatro del liceo mi ha permesso di sperimentare quest’arte e di appassionarmici. Ho iniziato con un seminario sulla Commedia dell’Arte, con i corsi e le rappresentazioni di Alessandro Anderloni; ho continuato i corsi extrascolastici presso il Teatro Nuovo di Verona ed ho seguito gli insegnamenti (per due anni) di quella che ritengo la mia maestra Gloriana Ferlini. Ho cercato risposte al mio desiderio di creare ed esprimermi anche in altri seminari. Sono approdata qui con il solito spirito di ricerca. “L’arte rinnova i popoli e ne rivela la vita. Vano delle scene il diletto ove non miri a preparar l’avvenire”.
Mattia Zavarise
“Era una notte buia e tempestosa nella foresta di Nottingham, quando un rumore ritmico e metallico squarciò il silenzio, turbato fino a quel momento solo da un barbagianni solitario che non aveva voglia di andare a dormire. Uno stivale nero, bordato di fasce di cuoio e borchie d’acciaio, strideva di tanto in tanto sui ciuffi d’erba che emergevano dal lastricato del sentiero. Il vapore e l’umidità inzuppavano i vestiti, doveva essere vicino a un lago. Inspirò forte l’aria carica, densa, del profumo di acqua e foglie bagnate. Una traccia! L’uomo era a caccia: i sensi acuiti nel buio, per l’ennesima volta pronto a combattere…”
“NO. NON È COSÌ CHE INIZIA.”
“Non è così che inizia cosa?”
“LA TUA STORIA. LA TUA BIOGRAFIA. COSA SEI?! UN RAMINGO? UNO STRIGO? UN CAVALIERE?!”
“Non confondiamo le cose, ti sembro un ramingo o uno strigo?”
“UNO STUPIDO, MA CHE C’ENTRA? NON È L’INIZIO DELLA TUA STORIA.”
“E se io volessi che lo fosse?”
“BEH, NON SAREBBE LA VERITÀ.”
“Senti bambina, mi hai chiesto di raccontarti la mia storia ed ho scelto una storia che ho fatto diventare mia, contenta?”
“NO”
“Vuoi la verità?”
“SÌ, LA VERITÀ”
“La verità non è sempre una bella storia.”
“MA IO VOGLIO LA VERITÀ.”
“Bene, eccoti accontetata: sono un ragazzo nato da una normalissima famiglia del Triveneto che adesso vuole fare l’attore per imparare a raccontare le storie alle bambine rompiscatole come te. Fine.”
“OKAY”
“Okay”
“CIAO”
“Ciao”