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I partecipanti

Sem Bonventre

Sogno un cimitero di campagna e io là
All’ombra di un ciliegio in fiore senza età
Per riposare un poco, due o trecento anni
Giusto per capir di più e placar gli affanni
Sogno al mio risveglio di trovarti accanto
Intatta con le stesse guance rosa
Non più bandiera di un vivissimo tormento
Ma solo l’ornamento di una bella sposa
Sogno di abbracciare un amico vero
Che non voglia vendicarsi su di me di un suo momento amaro.
E gente giusta che rifiuti d’esser preda
Di facili entusiasmi e ideologie alla moda
Sogno il mio paese infine dignitoso
E un fiume con i pesci vivi a un’ora dalla casa
Di non sognare la nuovissima Zelanda.
Per fuggire via da te.
Nasce a Erice il 23/05/99
Passa da Verona
Per ora è a Modena
Sta abbastanza bene, grazie per averlo chiesto.

Letizia Bosi

Letizia Bosi
Milano
12/10/1993
Nome in codice: LetiBi.

Giorno 449
Sono passate 10764 ore dall’inizio dell’accademia, e le prove si fanno sempre più ardue. Lezioni online, lezioni in presenza, lezioni online, lezioni in presenza. Sorprendentemente, la mia salute mentale è ancora stabile. Il flauto traverso mi sta dando grandi soddisfazioni: da qualche giorno ho capito dove soffiare. Per il resto:
scrivo, molto, anche senza apparente motivo;
ballo, molto, anche senza apparente talento;
piango, moltissimo, anche senza apparente ritegno.
Fatico ancora a fare i conti col fatto di essere un’eterna bambina rinchiusa all’interno di un corpo più grande di sé, ma devo ammettere che il superpotere delle braccia lunghe è largamente apprezzato dalle vecchiette al supermercato, e questo per ora mi basta.
Un’ultima raccomandazione.
Se questo dovesse essere il mio ultimo messaggio: 42

Letizia Pia Cartolaro

Da “Dialoghi con il teatro”
1.
Pizia entra nel teatro. Le luci sono soffuse. L’odore è quello di sospiri accumulati nel tempo. Si odono anche voci. L’atmosfera è sacrale, ma potrebbe rompersi a momenti.

TEATRO. Ebbene?
(pausa)
TEATRO. Cosa vuoi sapere da me?
PIZIA. Dimmi chi sono.
TEATRO. Ti chiami Letizia Pia, ma vuoi farti chiamare Pizia. Hai ventuno anni. Sei figlia di Francesco e Antonella, sorella di Claudia. Sei cresciuta a Lequile che, dici, ha un’aria troppo distesa, quasi mortale. Come il Salento in generale, del resto. Sai parlare tre lingue, ma il francese meglio. Ti piace la musica popolare, ma la disco degli anni ottanta e novanta ti frega. Anche Donatella Rettore. Sai suonare un po’ il flauto traverso. Sai, più o meno, accompagnarti alla tastiera. Adesso alleni il polso per il tamburello. Ultimamente noto anche che provi a procacciarmi del cibo gustoso. Vari da un antipasto di versi ad un primo di prosa: preferisco il dessert. Fellini ti fa venire il capogiro.
PIZIA. Ma tutto questo lo so già.
TEATRO. Appunto.

Buio

Flavia Comi

Classe 1998. Nasce e cresce a Pisa, forse anche per questo risulta un po’ “storta”, ma si raddrizza piano piano, conoscendola più a fondo. Ancora acerba, è in continua ricerca di se stessa e della sua identità. Appassionata, aspirante Artista. In questa occasione, mette da parte quel poco di orgoglio pisano, e ruba le parole di un livornese che Artista lo è stato davvero:

“Ha tutte le carte in regola
Per essere un artista
Ha un carattere melanconico
Beve come un irlandese

Se incontra un disperato
Non chiede spiegazioni
Divide la sua cena
Con pittori ciechi, musicisti sordi
Giocatori sfortunati, scrittori monchi

Ha tutte le carte in regola
Per essere un artista
Non gli fa paura niente
Tantomeno un prepotente

Preferisce stare solo
Anche se gli costa caro
Non fa alcuna differenza
Tra un anno ed una notte
Tra un bacio ed un addio
(…)

Vive male la sua vita
Ma lo fa con grande amore
(…)

È perché è solo un artista
Che l’hanno preso per un egoista”.

Giovanni Di Capua

Giovanni Di Capua
Luogo di nascita: Udine
– Data: 11/02/1999
– Ottime capacità di lavoro in equipe
– Automunito e disponibile per trasferte fuorisede
– Conoscenza della lingua inglese: very well
– Contatti: dicapua.gio@gmail.com
– Bio: Giovanni Di Capua si interessa al teatro durante gli anni dell’Istituto Tecnico Industriale dove, fra un martello e una saldatrice, incontra l’esperienza del Palio Teatrale Studentesco di Udine. Contemporaneamente inizia un percorso come cantautore esibendosi in concerti teatralizzati nei piccoli locali della città. Per farcire la altrimenti magra bio di ogni ventenne che si rispetti, dunque, concluderò dicendo: “Con poca esperienza, ma con tanta voglia di fare, avanzate soft skills e conoscenza ottima del pacchetto Office”

Chiara Emma

Nasce 24 anni fa a Battipaglia (SA), dove vive per 18 anni. A 4 anni inizia a studiare danza e a 5 sale per la prima volta sul palco col tutù bianco e le scarpette da mezza. A 14 comincia il liceo classico. A 16 sale sul palco, per la prima volta senza tutù e scarpette, grazie a Ibsen si innamora del teatro e poi scopre quello classico di Siracusa. A 17 anni sale per l’ultima volta sulle punte e a 18 va a Milano per studiare design industriale. Lì però comincia a vedere teatro fatto sul serio e decide di farlo per gioco, ma a 22 anni va a Udine perché ora vuole farlo sul serio, il teatro. A 23 anni a Modena inizia la sua avventura alla Iolanda Gazzerro. Tra tecnica vocale, flauto traverso, recitazione, movimento l’anno vola e si ritrova al secondo anno: corso Allievo Attore, l’avventura continua.

Diamara Ferrero

Nella vita precedente era un cavallo.
Questa volta è nata donna, ovaricamente fiera, amante delle donne maestose, delle madri, dei fianchi, delle mani che si prendono cura, delle cose buone, delle cose gialle.
A volte crede di avere uno scopo. Da bambina ne sentiva l’eco ed era convinta si trattasse della Chiamata.
Riesce solo se segue piccoli rituali, alcuni ereditati.
Mangia molto lentamente, come il nonno.
Canta, come la nonna.
È dispettosa, come l’altra nonna.
Cammina veloce e non vorrebbe disturbare, come la madre.
È testarda e parla troppo forte, come il padre.
Entrerebbe in Cent’anni di solitudine. A mangiare la terra come Rebeca.
O in un quadro di Chagall. A volare come le mucche.
Non sa cosa significhi il suo nome (sì, ha già provato a cercarlo su google). È aperta ad interpretazioni.

(28 novembre 1994, Cuneo – viva il Nebbiolo e il Castelmagno.
Laurea triennale in Beni Culturali – viva i Rivoluzionari, abbasso Vasari.
Ora – di nuovo – allieva attrice felice di ERT)

Lorenzo Fochesato

Sono nato prematuro a Roma il 27 agosto del ’97.
Sto studiando Teatro nella scuola Iolanda Gazzerro di Ert in un momento in cui i teatri son chiusi e il mondo malato.
Incontro il Teatro a 14 anni al Teatro Argot Studio.
Pochi mesi dopo Francesco Montagna e Maura Teofili aprono l’associazione culturale carrozzerie|n.o.t, da questo incontro poi sono arrivati tutti gli altri.
Nel 2014 grazie alla Compagnia Biancofango, al Teatro di Roma e al progetto Romeo e Giulietta – ovvero la perdita dei padri scelgo di provare a fare del teatro un percorso di studio e ricerca. In questo percorso ho poi incontrato artisti come Daria Deflorian, Giovanna Mori, Dante Antonelli, Francesco Villano, Federica Fracassi, Woody Neri, Luca Mascolo, Fausto Russo Alesi.
Ho amato lavori come L’uomo nel diluvio di Amendola/Malorni, The Repetition – Histoire(s) du Théâtre (I) di Milo Rau, Ubu Roi di Fortebraccio Teatro, La Morte e la Fanciulla di Abbondanza/Bertoni, Al presente di Danio Manfredini, La democrazia è sopravvalutata di Francesco Montagna, MA di Antonio Latella, L’Abisso di Davide Enia.
Ho avuto la fortuna di incontrare tante persone e tante storie e questo mi sembra sia bello da poter scrivere in una biografia, quindi lo scrivo.

“La scenografia è borghese”
Anonimo

Davide Giabbani

A seguito l’intervista condotta dal nuovo tutor della Scuola, Vittorio Taboga, all’allievo Davide Giabbani
È più di un anno che sta frequentando la Scuola di Teatro Iolanda Gazzerro; prima di tutto questo lei abitava a Sesto Fiorentino?
Si
Quindi…esattamente…ha capito perché, dicono, che i toscani con quella c aspirata e quell’umorismo hanno devastato questo paese?

Guardi, penso che sia una domanda inappropriata
Va bene, è solo scritto qui, quindi dovevo chiedere…
Capisco

Ha sentito anche lei?
Si! Ma cos’era?
Non lo chieda a me, non me ne intendo, lei capisce?
Guardi non ci sto capendo tra l’altro non è neanche un’intervista vera sei una voce mia, scritta sempre da me
Né è un’idea mia, ma l’ho copiata da Valerio Lundini
Va bene, ma la biografia?
Frequento laboratori e studi con César Brie, Eimuntas Nekrosius, segue il biennio presso la Garrone di Bologna e Francesca Caprioli, dal 2019 frequento la Scuola di Teatro Iolan…
Ma è la biografia dell’anno scor…
..arrivederci
Arrivederci

Federico Girelli

Federico Girelli. Nasco a Roma il 25 agosto del 2000. Ho vissuto e continuo a vivere, felice e non. Mi piace il teatro, non mi piace aspettare e non so esattamente cosa scrivere su di me. Ho paura di morire e mi piace scherzare. Durante quest’anno sono cresciuti i capelli e il malessere. All’anno prossimo. Forse.

Carlotta Grimaldi

Nasce senza piangere il 07/07/1997 a Bra (CN) ed erede di tradizioni locali e familiari, ama, cresce, lavora in ambiente enogastronomico, nelle Langhe. Si diploma presso il Liceo linguistico Giolitti-Gandino, indirizzo spagnolo. Frequenta fin da bambina corsi di Danza Classica, Contemporanea e corsi di Hip Hop, ma nel momento in cui il suo corpo capisce che emettere suoni vocali, usare la Parola ha per lui un carattere espressivo dieci volte più soddisfacente, il Teatro entra nella sua vita con il trillo assordante di una sveglia il lunedì mattina. Così ogni giovedì del 2018 frequenta il Teatro Baretti a Torino. Capisce di essere nel posto giusto nel momento giusto quando considerando la sua inclinazione a fare pasticci, frequenta una scuola di Teatro durante una pandemia mondiale. È enormemente fiera di questo pasticcio. La affascinano le metropolitane, i movimenti del corpo, il vociare della gente per strada, i suoni un po’ più artificiosi oltre che quelli naturali, le controculture e le azioni di rivolta, ma non più dei costumi e delle tradizioni. Ama i boschi, i bonobo, il colore verde e la Luna. Il suo motto è “Tutto e niente”.

Jacopo Demetrio Massara

Tosato 2.0 sono ancora qua!
Mi hanno dato del pazzo ma non lo sono
Mi hanno dato del sognatore ma non lo sono
Mi hanno dato del caotico ma non lo sono
Solo il pazzo guarda oltre il caos!
Se guarda dentro sogna, se guarda fuori si sveglia!
Buongiorno Modena!

Flavio Pieralice

Nasce a Roma il 22/04/91 a Roma, un giorno dopo la nascita dell’Urbe. Partecipa a vari corsi di recitazione per ragazzi durante il liceo. Dopo il diploma i suoi genitori insistono perché studi recitazione ma il suo sogno fin da bambino è l’economia, le s.p.a. e le s.r.l. , a tal punto che si laurea nel 2015 in Economia e Direzione delle Imprese all’università LUISS Guido Carli di Roma. Frequenta diversi laboratori teatrali sia all’università, tenuti da Ferdinando Ceriani e Carla Ferraro, sia dopo la laurea, con Giovanni Cordí e Alice Guidi. Dal 2016 per tre anni lavora un po’ qui e un po’ lì. A 28 anni il plot twist e comincia il suo percorso presso la scuola Iolanda Gazzerro di ERT. Suona la chitarra (grazie Dio per aver mandato i Beatles), il pianoforte (grazie Dio per aver mandato Yann Tiersen) adora i cartoni animati (grazie Dio per averci inviato “La Spada nella Roccia”), gli piace giocare a scacchi (grazie Dio per… Vabbè) e adora i gatti (l’importante è che siano obesi).

Giorgio Ronco

Nasco a Torino, cresco in provincia.
Prima liceo classico, università, laurea, agnolotti, acciughe al verde, piole, murazzi, cose così.
Poi Emilia Romagna, Modena, gnocco fritto, salumi, lambrusco, Guccini, teatro, cose cosà.
Libri introspettivi, canzoni malinconiche, film leggeri.
Una volta l’anno provo a far crescere i capelli e a tagliare la barba ma me ne pento, poi dimentico e lo faccio di nuovo. Tutte le volte.
Credo mi piaccia il colore azzurro, banale.
Critico gli hipster ma alla fine sono uno di loro.

Martina Sini

Confezionata in data: 10/10/2001 Roma. Da consumare entro: 20BOH. Lotto: questo vorrei scoprirlo ma ne nascono tanti prima delle 6.34 AM. Ingredienti: libera scelta. Modalità di preparazione: si consiglia di accostare ad un bel bicchiere di vino mentre si fa cuocere sul palco per quanto si ritiene necessario.
Potrebbe contenere tracce di passione e voglia di crescere.

Giulia Sucapane

Nasce ad Avezzano il 12 maggio del ‘94.
Frequenta il Liceo Classico A. Torlonia dove prende parte a due laboratori teatrali, con la Compagnia Lanciavicchio e con il Teatro dei Colori. Nel frattempo studia canto moderno e lirico con il M° Carla Polce. Consegue la laurea triennale presso il DAMS di Roma Tre con una tesi sul Macbeth con il Prof. Raimondo Guarino, e nel 2019 completa la laurea magistrale con una tesi sul festival romano Short Theatre con i docenti Raimondo Guarino e Roberta Scaglione. Frequenta laboratori con Eugenio Barba e Julia Varley, Michele Monetta, Lorenzo Salveti, Giovanni Greco, Mamadou Dioume.
Grazie ad alcuni progetti universitari recita al Teatro Vascello, al Teatro Palladium e in alcuni teatri off di Roma. Pratica Scherma Storica presso l’Accademia Romana d’Armi ma combatte solo contro i mulini a vento. Ama la fotografia, il cinema, la letteratura, i giochi da tavolo, i gialli, il pianoforte, la chitarra, i Beatles e gli arrosticini.
Modi di dire: Daije, daije e la cipolle devende aje. (trad.dall’abruzzese: Insisti.)

Elena Veloci

Sono nata nella bella Verona nel 1999, ma avrei preferito trovarmi nell’antica Grecia o in riva al mare. Mi incuriosiscono le persone, mi piace disegnarle, scriverne e interpretarle, persone e personaggi. Dai libri, dagli altri e dai film francesi è nato il mio desiderio di recitare. Canto da quando intrattenevo le vecchiette del quartiere, nel coro della parrocchia. E poi da lì, per caso, la prima lezione di teatro. Ho capito che mi piaceva far ridere. Ho iniziato con la Commedia dell’Arte e semplicemente non mi sono mai divertita così tanto. Non ci si poteva fermare, quello che facevamo parlava di noi. Poi ho trovato una mia Giulietta su un terrazzo fra le guglie della città. Poi ho trovato la mia maestra e sono giunta qui. Ballo dai primi valzer sui piedi di mia madre, ai tanti anni di danza classica e al teatro fisico. Prima del teatro c’erano i boschi, il correre nei prati, l’astronomia, l’archeologia, le collezioni di minerali e la profonda convinzione di volersi laureare in Lettere. Ci sono ancora ma il desiderio di recitare ha straripato gli argini previsti. “L’arte rinnova i popoli e ne rivela la vita. Vano delle scene il diletto ove non miri a preparar l’avvenire”.

Mattia Zavarise

Mattia Zavarise è nato e probabilmente un giorno morirà.
Mattia Zavarise è daltonico, soffre di aritmie cardiache, ha le ginocchia (rotte) e una volta ha vomitato.
Durante tutta la sua vita non ha mai portato l’Anello a Mordor e non ha mai partecipato alla distruzione di nessuna Morte Nera, non ha mai cantato a Wembley indossando una calzamaglia, non è mai morto di overdose a 27 anni, un giovedì sera ha offerto del vino ai suoi 12 amici, ma non ha ancora una religione tutta sua.
Mattia Zavarise non è stato tante cose, ma è un uomo delle taverne, delle montagne e soprattutto dei boschi che ama, follemente, il bicchiere di vino e i bei racconti.
Chi lo incontra dice sia alla ricerca di un posto magico: un posto in cui potrà compiere omicidio tre volte a settimana e morirne altre due, innamorarsi al lunedì della dama di corte e al venerdì della sguattera della locanda, combattere a fil di spada all’alba e svanire, fantasma, al tramonto.
Mattia Zavarise è nato e vive per poter un giorno morire di cento morti.
Centouno.
Puff.